[S.Li.P] [OT] inclusioni

Lucio Crusca lucio a sulweb.org
Lun 16 Nov 2020 18:50:31 CET


> Se la lingua italiana non prevede generi, o meglio, “sfumature” diverse 
> da uomo o donna, allora francamente sono convinto del fatto che sia un 
> problema della lingua italiana, e non di tutti quelli che si definiscono 
> diversamente dal canonico maschio o femmina.

Mettiamo le parole al loro posto: "problema" l'hai usata tu, non io. Non 
che a me faccia paura, fra l'altro, usare una parola in un contesto, 
anche se so benissimo che poi potrà essere tolta da lì e citata fuori 
dal contesto per potermi accusare di ommmofobbbbia, quindi, se mi serve, 
dico tranquillamente "problema", dico "malato" e dico "anormale" tutte 
le volte che mi serve dirle per farmi capire, ma in questo caso lo 
specifico solo così, giusto per dare a Cesarina quel che è di Martina, 
ché qui tanto siamo tutti comunisti.

Al netto del "problema" poi, quello di cui parlavo è semplicemente la 
grammatica italiana, che poi è quello di cui parla anche il link postato 
da Alessandra. In italiano il genere neutro praticamente non esiste e 
non trovo che abbia senso volercelo infilare a tutti i costi. L'italiano 
è sufficientemente espressivo da potersi capire senza certi artifici da 
SJW depresso ed un po' sfigato (o scaxxato, se vogliamo citare entrambi 
i sessi biologici).

> Nessuno deve fare nulla. 

Purtroppo questo non è così vero. Stando anche solo nel mondo 
dell'informatica e del software libero, pochi mesi or sono, tanti 
programmatori, una parte dipendenti pagati ed una parte volontari 
costretti dalle circostanze, sono stati obbligati ad aggiornare i propri 
ambienti di sviluppo per iniziare ad usare la nuova versione di "git", 
che è stata modificata apposta per supportare il linguaggio 
demenzial-inclusivo. Per 15 anni git ha sempre creato un repository di 
default e lo ha sempre chiamato "Master". Poi qualche SJW altolocato e 
con niente di meglio da fare che spaccare i marroni al mondo, ha deciso 
che "Master" è offensivo, perché storicamente in inglese era 
l'appellativo dato ai padroni degli schiavi.

E così dicasi per altri software che includevano una "blacklist", che 
significa "lista nera" e non sia mai detto che esiste il colore nero, 
altrimenti qualche proveniente dall'Africa potrebbe offendersi. Il mondo 
ha letteralmente sprecato migliaia di ore/uomo di sviluppo solo nel 2020 
per "correggere" questi "problemi" di molti software.

Per non parlare delle varie Code of Conduct che molti progetti 
pubblicano e che sottolineano l'ovvio, trasformandolo in un arma di 
offesa e facendolo diventare una spada di damocle su chiunque mandi una 
mail ad una mailing list del progetto e ci scriva "che palle, basta, 
facciamo 'sta cosa e andiamo avanti". Rischi di offendere le ovaie e 
trovarti bannato dal progetto.

Quindi no, non è vero che nessuno deve fare nulla, anzi, a tutti è 
piovuta in testa questa limitazione della libertà di espressione basata 
sul presupposto (non verificato) che certe espressioni linguistiche 
costituiscano un'offesa, senza mai chiedere, a chi si pensa che sarebbe 
offeso da quelle espressioni, cosa in effetti ne pensasse.

> Il cercare di non offendere una minoranza è un 
> qualcosa che le persone provano a fare, e il loro impegno nel cercare di 
> farlo è direttamente proporzionale alla loro empatia e alla loro 
> sensibilità nei confronti del prossimo. 

Cioè se scrivo "tutti i sindaci d'Italia" ti offendo? O offendo delle 
donne? Se è così, questo sì che è un loro problema!

Io non ho bisogno di cercare di non offendere una minoranza mentre parlo 
o mentre scrivo in italiano corretto, perché non è mia intenzione 
offendere e non sono tenuto a provare le mie buone intenzioni, a meno 
che quel che scrivo non si possa ragionevolmente fraintendere.

> La lingua è un metodo di 
> comunicazione o in certi casi è un metodo per esprimere istruzioni e 
> gestire informazioni (nel caso dei linguaggi di programmazione). È 
> quindi imperativo che cambi con l’evolversi della società e delle sue 
> scoperte scientifiche. 

La lingua si evolve di certo, ma non guida lei l'evoluzione culturale. È 
l'evoluzione culturale che fa evolvere la lingua. Se nella cultura di un 
popolo diventa comodo e diffuso l'uso di un nuovo termine preso a 
prestito da un'altra lingua o coniato artificialmente, questo termine, 
col tempo, entra naturalmente a far parte della lingua di quel popolo. 
Non succede il contrario: un nuovo termine che nessuno userebbe se non 
costretto in qualche modo ad usarlo, può solo andare incontro a due sorti:
1) se non costringi nessuno ad usarlo, sarà abbandonato
2) se costringi tutti ad usarlo sarà per la maggior parte odiato in 
quanto crea un problema e non risolve niente, e probabilmente con lui 
sarà odiata quella parte di cultura che quel termine vorrebbe rappresentare

È quindi anche controproducente cercare di diffondere una cultura 
attraverso la modifica forzata della lingua. Te la giochi molto meglio 
cercando di diffondere i buoni motivi per cui quella cultura è 
importante e lasciare che la lingua adotti spontaneamente nuovi termini 
per esprimere tali motivi, se saranno necessari.

> Sono d’accordo sul fatto che bisogna impegnarsi 
> il più possibile per preservare la bellezza di una lingua, ma 
> francamente trovo anche incoerente cercare di salvare i pronomi maschili 
> e femminili in una lingua costantemente calpestata dalla maggior parte 
> dei suoi utilizzatori:
> Messaggi come: "ke cos ai magiato oggi” 

Il fatto che esistano persone che bistrattano l'italiano non è un buon 
motivo per fare altrettanto noi.

> se i cambiamenti sono [...] per integrare individui che pur 
> essendo una minoranza, sono comunque importanti in quanto persone e 
> inoltre soffrono molto, allora io sono favorevole per un cambiamento.

Certo, se cambiare la lingua davvero avesse quel potere, sarei d'accordo 
anch'io, ma, come ti dicevo sopra, probabilmente può sortire alla meglio 
nulla ed alla peggio aggravare la situazione attuale.

> disforia di genere è un problema

Sei il primo omosessuale che conosco che sostiene che la sfera sessuale 
possa rappresentare un problema. Non so se farti i complimenti o se 
prenderti a sberle (amichevolmente, s'intende) la prima volta che ci 
vediamo.

> Il punto è che siamo persone, esattamente come tutti quelli che sono 
> stati graziati* con il vantaggio di risultare “normali". 

Ti svelo un segreto: la normalità non esiste. Tu probabilmente sei stato 
bullizzato in quanto omosessuale, io a suo tempo sono stato bullizzato 
perché camminavo in modo strano, mio fratello è stato bullizzato perché 
era grasso e così via.

In tutto questo gli omosessuali sono solo quelli che fanno più casino di 
tutti: chissà perché la loro bullizzazione deve essere più grave di 
quella perpetrata verso altre minoranze.

Non voglio dire che il bullismo sia semplicemente da sopportare, ma 
voglio dire che è da combattere a 360 gradi indipendentemente dalla 
categoria delle vittime. Altrimenti la mia camminata strana si potrebbe 
offendere e sentirsi discriminata rispetto alla tua omosessualità, a cui 
tutti stanno attenti e per cui si cerca addirittura di cambiare la 
grammatica di una lingua. Io voglio che non si usi più il verbo 
"camminare", perché quello che faccio io è un po' diverso, ma 
altrettanto normale e dignitoso. D'ora in poi dobbiamo tutti dire 
"spostarsi per mezzo degli arti" altrimenti mi offendo!

> La differenza 
> si presenta quando noi soffriamo per come la società ci tratta e ci 
> discrimina, sulla base di idee o altro, e quando soffriamo perché non 
> vorremmo avere i genitali con cui siamo nati. Chi soffre di disforia in 
> particolare, ha forti desideri di farsi del male e/o suicidarsi.

Non pensare che siano gli unici! Il discorso è sempre lo stesso fatto sopra.

> Il 
> minimo che possiamo fare per aiutarli è plasmare la nostra lingua in un 
> modo non lesivo nei confronti della lingua stessa, ma che integri anche 
> queste PERSONE.

Se dico "tutti i sindaci d'Italia tranne le donne, tranne i disabili, 
tranne gli omosessuali" sto escludendo delle categorie, ma se dico 
"tutti i sindaci d'Italia" e basta, significa tutti e tutte, perché la 
grammatica italiana funziona così. Se tu, nel momento in cui fossi 
sindaco, ti sentissi escluso in quanto non ho detto "tutti i sindaci 
d'italia omosessuali compresi" (al di là di quale sia il modo di 
aggiungere quella precisazione), allora saresti tu ad intendere nel modo 
scorretto una frase che in origine significava semplicemente "tutti", 
non io ad offenderti per non averti citato esplicitamente.

Diversamente ricadiamo nel caso in cui si dovrebbe dire "Tutti i sindaci 
d'italia, incluse le sindache, gli omosessuali, le lesbiche e tutto il 
mondo LGBT, i disabili, i grassi, quelli che camminano strano, quelli 
stonati, i calvi,..." e non finiremmo più di includere.



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