[Soci SLIP] Idea: tavola rotonda per LD - Che fine ha fatto ill SW libero nel mondo iperconnesso degli smartphone?

alessandra neve alessandra.neve a gmail.com
Lun 21 Set 2015 16:28:18 CEST


+1 a tutto, compreso il post scrittum

Il giorno 21 settembre 2015 15:06, Stefano Careglio <
stefano.careglio a gmail.com> ha scritto:

> Inizio rispondendo subito alla domanda centrale della questione: penso
> che Cecilia, la grandissima "troia" che ho allevato per dieci mesi,
> abbia vissuto questo periodo in un modo che poche/i sue/oi
> "colleghe/i" si possono anche solo lontanamente sognare; a parte il
> primo giorno in cui l'ho catturata, un po' bruscamente al lazzo, nel
> bosco dietro casa, dopo una lunga giornata di appostamenti ed
> inseguimenti e l'ultimo in cui avrebbe sicuramente preferito stare da
> un altra parte, il resto della sua esistenza sono stati "buirun"
> ottimi e abbondanti, tanti rovi, lamponi e lumache che adorava e
> perfino i grattini sul lardo, ops sul collo; ci si fa un culo gigante,
> ma quello che rimasto è stato notevole e non ultimo per il fatto che
> adesso se assaggio un qualsiasi salume, so valutare come hanno
> lavorato coloro ai quali ho delegato la sua preparazione e avendo
> vissuto in prima persona la faccenda, ho ben chiaro cosa comporta e
> son finito poi per selezionare, e di parecchio, i contributi animali
> alla mia dieta.
>
> La delega è uno degli argomenti più sviscerati da Ivan Illich che ne
> sottolinea spesso un aspetto fondamentale, e di solito piuttosto
> trascurato: la perdita delle proprie capacità quando lasciamo fare a
> qualcun altro qualcosa che saremmo tranquillamente in grado di fare
> noi stessi e l'analisi diventa ancora più devastante nel considerare
> quel che succede se si delega alle macchine e non alle persone quelle
> attività, praticamente fisiologiche, per cui l'essere umano si è
> evoluto per migliaia di generazioni.
>
> Ma vorrei rispondere a Luca, in particolare sul concetto di
> specializzazione del lavoro come base della civiltà, con un esempio
> preso dalla vita nelle valli tra ottocento e novecento: qua a rorà
> c'erano due elementi, ad una prima valutazione antitetici, ma
> tutt'altro a conoscere bene la cosiddetta "civiltà alpina", la
> presenza in tantissime abitazioni di un forno, anche di grandi
> dimensioni, praticamente ad uso privato/familiare, di cui i meglio
> conservati risalgono proprio al periodo in cui in paese c'era il
> "panatè", personaggio particolarmente celebre da raggiungere valore
> letterario e influenzare anche la toponomastica locale. Insomma
> all'epoca il pane se lo facevano o approfittavano dell'ottimo prodotto
> della panetteria locale? Probabilmente entrambe le cose, perchè
> avevano capito che per le necessità fondamentali della vita, avere un
> solo modo per soddisfarle conduce all'estinzione quando quel modo non
> è più disponibile.
>
> E qui arriviamo al punto in cui oltre le proprie capacità si perde
> l'"alternativa".
> Trovo assurdo che si vada a raccogliere frutta e verdura per paghe
> irrisorie, quando a farlo per se e non per un padrone, si ricaverebbe
> molto di più dal proprio duro lavoro ed i terreni abbandonati poi non
> mancano di certo; non penso che sia l'idiozia la prima causa a rendere
> schiave le persone, quanto il fatto che nella loro testa, per quello
> che fanno, non esistono alternative. Non delegare ad altri il
> soddasficimento delle proprie necessità ti rende libero dal dover
> accettare la schiavitù (che poi serve solo per avere quella misera
> quantità di euri per procurarti quello che hai dovuto trascurare,
> proprio perchè dovevi lavorare); se una generazione intera di precari
> sottopagati capisse che potrebbe vivere altrettanto bene (magari senza
> aifon, ma con un furbofono che costa un decimo e fa le stesse cose),
> lavorando molto meno e riprendendosi in mano la propria vita, senza
> schiavi son convinto che non esisterebbero nemmeno più i padroni...
> Ma se hai delegato ogni aspetto che ti tiene in vita al "sistema" e
> hai quindi perso tutte le possibilita di poterne fare a meno, mai
> cercherai di combatterlo (perchè esserne poi eventualmente escluso,
> comporta il non poter provvedere più a qualsiasi propria necessita) e
> accetterai, per forza e passivo, qualsiasi cosa, proprio perchè non
> avrai più alcuna alternativa.
>
> Sui premi, butto li due candidature, più per far capire meglio cosa mi
> passava per la testa quando ho proposto l'iniziativa, che per
> spingerne la realizzazione di cui non sono poi così effettivamente
> convinto.
>
> Per il premio Neo, l'autrice di questo libro:
> http://www.marcovalerio.it/titolo/9788875473471/
> forse non saprà cosa vuol dire software libero (è un tema che non
> abbiamo affrontato in dettaglio quell'unica volta in cui l'ho
> conosciuta), ma son sicuro che pochissimi sanno cosa stia dietro ai
> materiali dei nostri computer quanto lei, e magari può essere per il
> mal d'africa e non per aver scritto un driver del kernel di linux che
> si riesce a capire il lato oscuro della tecnologia.
>
> Per il premio MacGyver (che poi potrebbe essere il classico coltellino
> svizzero con cui questo eroe sapeva smontare e ricostruire l'universo
> intero) ho trovato proprio stamattina questo articolo:
>
> http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/09/20/news/ventimiglia_foglio_di_via_per_chi_aiuta_i_migranti-123270051/
> dove il protagonista paga pegno per aver trovato una dimensione
> "rivoluzionaria" di una tecnologia piuttosto semplice come pannello
> solare e caricabatteria mentre talvolta i "rivoluzionari" che
> rifiutano in toto la tecnologia (e poi magari le usano di nascosto,
> magari proprio le meno etiche, perchè non ne possono fare a meno) si
> precludono parecchie possibilità.
>
> Come sempre poco sintetico, ma quando si toccano argomenti per me di
> primaria importanza, non riesco a trattenermi,
>
>   stefano
>
>
> PS non è poi tanto estraneo il concetto di genere nel ragionamento,
> perchè se i settori con approccio più diretto alla tecnologia sono a
> frequentazione quasi totalmente maschile e la montagna abbandonata lo
> è stata a partire dalla componente femminile che l'abitava; un po' di
> domande assolutamente pertinenti restano sempre in attesa di risposta
> (ed ho poi il dubbio che la violenza di genere sia solo l'aspetto più
> becero di una condizione in cui se non sono le donne ad essercisi
> trovate, per lo meno quando avevano l'opportunita di uscirne, in
> larghissima maggioranza, non l'hanno colta).
>
>
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