[Soci SLIP] [OT]istruzione:open o proprietaria?

Fabrizio Cardaci f.cardaci a tiscali.it
Lun 29 Giu 2009 11:45:24 CEST


Iron Bishop ha scritto:
>> private per attirare gli studenti devono offrire loro qualcosa in piu'
>> e, soprattutto, 'godono' di finanziamenti propri (ma non dimentichiamo
>> che chi manda i propri figli alla scuola privata paga due volte la scuola).
>>     
>
> Non preoccuparti, manca poco ai finanziamenti pubblici alle scuole private: se ne parla solo da 10 anni.
>   


Da molto di piu'.

Mi ricordo discussioni in materia gia' quando io iniziai il liceo:
1988..(sigh).
>   
>> In 5 anni di liceo io non ho perso un solo giorno di scuola a causa di
>> scioperi, assenze di professori, assemblee dei bidelli o simili.
>>     
>
> In 5 anni di liceo ho perso circa un mese di scuola a causa di scioperi, assenze, assemblee e simili. Sono state esperienze importanti per la mia crescita, anche perché includevano momenti di confronto con i docenti e con i compagni di classe su argomenti non scolastici.
>
> Agli studenti delle scuole private viene risparmiata la fatica di dover scendere in piazza per tentare di cambiare la situazione della loro scuola. Questo però si traduce anche in una minore coscienza politica... e in una maggiore conoscenza del funzionamento della politica: paghi, ottieni.
>
> Non posso negare che dal punto di vista dell'efficienza, praticamente tutti gli scioperi, autogestioni e manifestazioni a cui ho partecipato siano stati dei fallimenti... ingenuamente penso che la causa del fallimento sia stata principalmente l'idiozia del 99% degli studenti: davanta alla scelta "stare a scuola o partecipare alla manifestazione", scelgono allegramente di andarsi a divertire a LeGRU, Lingotto, spiaggia, eccetera.
>
>   
Sulla valenza formativa dello "sciopero" scolastico potrei essere
parzialmente d'accordo con te. Sono comunque esperienze di vita.
Sull'utilita' politico-sociale dello "sciopero" degli studenti mi trovi
d'accordo al 100% laddove riconosci che e' assolutamente inutile.
Non si dovrebbe neppure chiamare sciopero, posto che lo studente, nel
momento in cui abbandona la scuola per manifestare, danneggia solo se
stesso.Non certo il datore di lavoro, che non ha bisogno della sua
prestazione lavorativa (cioe' studiare).

Infine, permettimi di osservare che nel 99% dei casi gli studenti che
scioperano non sono informati del motivo per cui lo fanno.
Quante volte mi e' stato detto. "scioperiamo in favore della Bosnia!"
"Scioperiamo contro il referendum". A 13, 15, 16 anni i miei coetanei ed
io a malapena sapevamo dove fosse la Bosnia. Figurarsi poi conoscere il
sistema istituzionale italiano e la funzione del referendum.
Ed infatti, come dici tu, la maggior parte se ne stava a casa oppure,
dopo un po' di urlacci in piazza, si defilava alla Rinascente.
A quell'eta' sono pochissimi quelli che davvero hanno l'interesse e gli
strumenti culturali per comprendere la -difficile- realta'
sociale,politica ed economica del nostro (e di altri) paesi. Gli altri
vedono solo la possibilita' di tagliare lo studio. Non mi pare molto
educativo, da questo punto di vista.

Troppo spesso, invece, i ragazzi vengono USATI, strumentalizzati da
altre persone che li istruiscono a dovere per farli andare a manifestare.
Mio fratello venne una volta a casa incacchiato nero ed agguerrito
perche' aveva partecipato ad un'assemblea scolastica in cui gli avevano
prospettato un certo problema politico - non ricordo quale -. Quando mio
padre gli chiese qual'era il punto in discussione, mio fratello non
seppe rispondere.
Sapeva solo lo slogan.

>> Infine, in alcune scuole private l'ambiente e' 'protetto', nel senso che
>> i ragazzi particolarmente problematici vengono allontanati o comunque n
>> on piu' accettati negli anni successivi.
>>     
>
> Non mi pare per niente corretto. Da qualche parte ho sentito dire che tutti hanno diritto all'istruzione. Un ambiente del genere non è protetto: è stronzo. Negare aiuto a chi ne ha più bisogno, seguendo il precetto di carità e misericordia.
>
>   

Qui non si discute del diritto all'istruzione. Quello e' fuori
discussione. E' per questo che c'e' la scuola pubblica, accessibile - si
spera- a tutti.
Qui si discute di lasciare la possibilita', a chi vuole, di scegliere il
tipo specifico di formazione per i propri figli. Cosi' come si puo'
aderire ad ogni tipo di religione, ad ogni tipo di idea, ad ogni tipo di
stile di vita, allo stesso modo, ognuno deve essere libero di impostare
la propria vita come meglio crede. Beninteso, con il limite del rispetto
degli altri.
In questo senso la scelta formativa deve essere libera. Non ci vedo
nulla di male.Anzi.

Quanto alla carita' e alla misericorsia, quelle sono rimesse alla
coscienza di ciascuno. Non si possono imporre per legge. LA scuola
privata, in quanto privata, appunto, ben puo' scegliere a chi aprire le
proprie porte. Se una persona non accetta il modello formativo della
scuola, ovviamente viene allontanato. come se io ospitassi a casa mia un
amico che pretendesse di impormi le sue regole. A casa mia vigono le MIE
regole.

Ripeto, lo Stato non puo' permettersi un discorso del genere. Non si
discute. Proprio perche' deve tutelare TUTTI: soprattutto i piu' deboli.
D'altra parte, io non ho alcuna intenzione di mandare un mio eventuale
figlio in una classe in cui ci sono dei tossicodipendenti o un ambiente
degradato.

>> Mi limito a rilevare che il genitore che voglia insegnare una certa
>> ideologia al proprio figlio, per forza di cose mandera' il figlio in una
>> scuola in cui quell'ideologia sia condivisa ed, anzi, diffusa. Esempio
>> tipico, la religione cattolica.
>>     
>
> Il genitore che voglia insegnare una certa ideoligia al proprio figlio, gliela insegna. Quello che da facazzista lascia ad altri il compito di fare il proprio lavoro, danneggia il figlio.
>
>   
Il fatto e' che i figli trascorrono il 60% del proprio tempo al di fuori
della famiglia.
La funzione educativa della scuola e' quindi fondamentale.

Non si puo' pensare che il figlio di un islamico mandato ad una scuola
cattolica, per fare un esempio estremo, assorba solo i precetti islamici
del genitore.
E' probabile, al contrario, che sara' maggiormente influenzato
dall'ambiente che piu' frequenta - la scuola e gli amici- che
dall'ambiente familiare.
Cio' a  maggior ragione, come giustamente noti tu, ove l'ambiente
familiare sia, di fatto, assente.

> Il genitore che non abbia idea di quanti abusi psicologici vengano commessi nelle scuole cattoliche (in particolar modo nei primi ordini, meno alle superiori) a volte non è poi molto interessato all'ideologia, manda lì i suoi figli pensando di fare il loro bene. Ha perfettamente senso.
>   
Ti assicuro che anche nelle superiori la pressione psicologica cattolica
e' molto invadente. Io ne porto le conseguenze ancora oggi.
Ma questo discorso non c'entra con la liberta' di insegnamento.
Per rimanere nell'esempio estremo, io non manderei mai i miei figli ad
una scuola islamica perche' per la mia 'ideologia' in quel posto il
ragazzo subirebbe degli abusi psicologici gravissimi. Ma il genitore
islamico non la pensera' come me. E allora, che si deve fare?  Si deve
obbligare l'islamico a mandare i figli alla scuola cattolica? O a quella
laica pubblica? Equivarrebbe a dire che lo Stato italiano rifiuta la
religione islamica. O meglio, che impedisce la liberta' di
pensiero..islamico.
Infine, non sono molto d'accordo sulla comune credenza che la scuola
laica statale sia "oggettiva", apartitica, aconfessionale, pluralista e
quant'altro.
E' impossibile, per il semplice fatto che gli insegnanti sono esseri
umani pensanti.
Per forza di cose, la scuola statale insegna un modello educativo. Che
sia bianco o nero, non importa. Comunque e' definito. Non e' neutro.






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