[S.Li.P] Pillole di banana (elettronica)

Mauro mauropm99 a gmail.com
Sab 14 Nov 2020 14:29:07 CET


Ciao,
sottopongo alla Vostra attenzione questa newsletter
che ho ricevuto dal sito morningfuture, che riguarda
lo smart working.
Il contenuto dell'articolo è naturalmente opinabile, la situazione
descritta sembra una cosa fattibile per molti ma non per tutti.
Comunque si potrebbe estrapolare una pillola per il podcast di Banana.


morningfuture.com

A metà tra lavoro e vacanza: ecco i Paesi che offrono un visto per i
“nomadi digitali”


 21 Ottobre Ott 2020

Con l’avvento della pandemia, la riduzione del turismo e lo sdoganamento
dello smart working, sono molti i Paesi che hanno iniziato a introdurre
visti speciali per attrarre lavoratori stranieri sul proprio territorio.
L’Estonia è stata la prima, ma la lista si allunga di giorno in giorno

Se in Italia sta prendendo piede il south working, che porta i giovani
lavoratori ad abbandonare le città per tornare al proprio luogo di origine
e lavorare a distanza, a livello internazionale la tendenza in atto è
quella dei cosiddetti “nomadi digitali”, ovvero persone che scavalcano
confini di Paesi diversi, lavorando a distanza dal luogo che più si addice
loro.

È il vantaggio offerto dai nuovi mestieri digitali, dove è sufficiente un
laptop e una connessione per svolgere il proprio lavoro ovunque nel mondo,
senza limiti di latitudine o fuso orario. Ora, alcuni Paesi hanno iniziato
a cavalcare questa opportunità per attrarre lavoratori sul proprio suolo e
nutrire la propria economia, offrendo visti speciali non a caso chiamati
“digital nomad visa”.

La prima è stata l’Estonia, che fra voto online e X-Road, la grande
infrastruttura nazionale introdotta nel 2001, è da sempre una società
estremamente digitalizzata. La pandemia ha offerto l’opportunità per
un’accelerazione in termini di diritti digitali: con un’economia messa in
difficoltà dall’avvento del virus, il Paese ha deciso di capitalizzare
sulla possibilità di attrarre lavoratori dall’estero per sostenere il
commercio e i servizi. Il “digital nomad visa” estone consente ai
lavoratori extraeuropei di trascorrere un anno nel Paese, compresi 90
giorni di spostamenti all’interno dell’area Schengen.

Non è l’unica: altri Paesi, come le Barbados, le Bermuda e la Georgia,
hanno introdotto misure che consentono ai lavoratori stranieri di
trattenersi nel Paese per un tempo prolungato. Anche la Croazia (i cui
introiti derivanti dal turismo sono crollati, abbattendosi sul Pil) sta
discutendo di introdurre misure simili, così come la Norvegia e la
Repubblica Ceca. Il vantaggio non è soltanto quello di immergersi in una
nuova cultura, ma anche di trascorrere un periodo in una destinazione che
in condizioni normali molto assomiglierebbe ad una meta di vacanza, con
tutti i comfort collegati (a partire dalla riduzione dello stress).

    Il “digital nomad visa” estone consente ai lavoratori extraeuropei di
trascorrere un anno nel Paese, compresi 90 giorni di spostamenti
all’interno dell’area Schengen

Alle Barbados, per esempio, uno speciale Welcome Stamp consente di
trascorrere 12 mesi di lavoro con un’eccezionale vista sul mare dei
Caraibi. «Siamo consapevoli che sempre più persone lavorano da remoto,
spesso in condizioni di stress, con poche opportunità di vacanza. Con il
nostro Barbados Welcome Stamp da 12 mesi, si ha un visto che consente di
trasferirsi e lavorare da una delle più amate destinazioni turistiche nel
mondo», ha detto in proposito il primo ministro Mia Amor Mottley.

In Georgia, una piattaforma online apposita è stata sviluppata per
consentire a freelance e lavoratori autonomi stranieri che hanno il diritto
di rimanere nel Paese per almeno sei mesi, di fare domanda per uno speciale
visto. Sono previsti 14 giorni di quarantena all’arrivo in funzione delle
normative anti-Covid, oltre alla necessità di sottoscrivere
un’assicurazione di viaggio di almeno sei mesi.

Secondo Dave Cook, antropologo della UCL ed esperto di nomadi digitali, in
realtà il fenomeno non è nuovo, e anzi se ne parla almeno da un decennio,
come spiega su The Conversation. E se il target storico è quello dei
Millennial impiegati su posizioni di e-commerce, copywriting e design, con
l’avvento del Covid e il boom di smartworking fra le aziende il trend
appare destinato a crescere, coinvolgendo sempre più lavoratori.

Non essendo più legati in pianta stabile a un determinato luogo e ufficio
(sono moltissime le aziende che hanno rinunciato agli uffici a lungo
termine), è probabile che sempre più persone saranno attratte dalla
possibilità di tramutarsi da semplice lavoratore da remoto a nomade
digitale.

Importanti ostacoli rimangono, certo, specialmente dal punto di vista delle
implicazioni legali, fiscali e contributive. In generale, la legge prevede
che la propria residenza fiscale (cioè dove si pagano le tasse) sia legata
al Paese dove si trascorrono almeno 183 giorni all’anno. Ma con il
superamento degli uffici, molti potrebbero ragionevolmente decidere di
spostarsi in luoghi dove il costo della vita (e anche le tasse) sono più
bassi.

    Nei prossimi anni saranno sempre più frequenti i casi di lavoratori che
fanno home working in uno Stato membro per aziende con sede in altri Paesi.
Occorre regolamentare quanto prima il fenomeno

Superare queste limitazioni non è questione da poco, soprattutto
considerando come la legislazione (italiana ed europea) siano ancora
indietro su questi aspetti. Al momento, dunque, anche la possibilità di
usufruire di visti da digital nomad è per forza di cose limitata ad un
periodo determinato di tempo. «Nei prossimi anni saranno sempre più
frequenti i casi di lavoratori che fanno home working in uno Stato membro
per aziende con sede in altri Paesi.

 Occorre regolamentare quanto prima il fenomeno, per evitare danni al
mercato unico e ai lavoratori. Per questo, non appena superato il negoziato
per il Recovery Fund, ho intenzione, con altri colleghi attivi sul tema, di
fare pressione sulla Commissione perché formuli una proposta legislative in
materia, su cui il Parlamento europeo possa lavorare», ha commentato in
proposito Brando Benifei, capo delegazione del Partito democratico al
Parlamento europeo e membro del comitato per il mercato interno e la
protezione dei consumatori.

Quali che saranno gli sviluppi legislativi, un ruolo fondamentale
continuerà ad essere giocato dalle aziende, le quali, dopo aver salutato
gli uffici, ora sempre più si troveranno anche a dover bilanciare rapporti
di lavoro in fase di trasformazione. Il fatto di non controllare
fisicamente le persone, infatti, comporta che il datore di lavoro debba
dare sempre più fiducia al singolo lavoratore, il quale lavorerà sempre più
per obiettivi e non soltanto per un certo monte ore. Una questione che
studiosi del lavoro come Luca Solari stanno affrontando come trend sempre
più dirompente, e alla quale bisognerà che il management si adatti.

In attesa di capire da dove e per quanto a lungo si potrà lavorare, la
selezione di Paesi da dove iniziare la propria esperienza come nomadi
digitali appare già piuttosto nutrita: la strada inizia a spianarsi per
tutti i nomads o aspiranti tali.


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