[Soci SLIP] Idea: tavola rotonda per LD - Che fine ha fatto ill SW libero nel mondo iperconnesso degli smartphone?

Stefano Careglio stefano.careglio a gmail.com
Lun 21 Set 2015 15:06:14 CEST


Inizio rispondendo subito alla domanda centrale della questione: penso
che Cecilia, la grandissima "troia" che ho allevato per dieci mesi,
abbia vissuto questo periodo in un modo che poche/i sue/oi
"colleghe/i" si possono anche solo lontanamente sognare; a parte il
primo giorno in cui l'ho catturata, un po' bruscamente al lazzo, nel
bosco dietro casa, dopo una lunga giornata di appostamenti ed
inseguimenti e l'ultimo in cui avrebbe sicuramente preferito stare da
un altra parte, il resto della sua esistenza sono stati "buirun"
ottimi e abbondanti, tanti rovi, lamponi e lumache che adorava e
perfino i grattini sul lardo, ops sul collo; ci si fa un culo gigante,
ma quello che rimasto è stato notevole e non ultimo per il fatto che
adesso se assaggio un qualsiasi salume, so valutare come hanno
lavorato coloro ai quali ho delegato la sua preparazione e avendo
vissuto in prima persona la faccenda, ho ben chiaro cosa comporta e
son finito poi per selezionare, e di parecchio, i contributi animali
alla mia dieta.

La delega è uno degli argomenti più sviscerati da Ivan Illich che ne
sottolinea spesso un aspetto fondamentale, e di solito piuttosto
trascurato: la perdita delle proprie capacità quando lasciamo fare a
qualcun altro qualcosa che saremmo tranquillamente in grado di fare
noi stessi e l'analisi diventa ancora più devastante nel considerare
quel che succede se si delega alle macchine e non alle persone quelle
attività, praticamente fisiologiche, per cui l'essere umano si è
evoluto per migliaia di generazioni.

Ma vorrei rispondere a Luca, in particolare sul concetto di
specializzazione del lavoro come base della civiltà, con un esempio
preso dalla vita nelle valli tra ottocento e novecento: qua a rorà
c'erano due elementi, ad una prima valutazione antitetici, ma
tutt'altro a conoscere bene la cosiddetta "civiltà alpina", la
presenza in tantissime abitazioni di un forno, anche di grandi
dimensioni, praticamente ad uso privato/familiare, di cui i meglio
conservati risalgono proprio al periodo in cui in paese c'era il
"panatè", personaggio particolarmente celebre da raggiungere valore
letterario e influenzare anche la toponomastica locale. Insomma
all'epoca il pane se lo facevano o approfittavano dell'ottimo prodotto
della panetteria locale? Probabilmente entrambe le cose, perchè
avevano capito che per le necessità fondamentali della vita, avere un
solo modo per soddisfarle conduce all'estinzione quando quel modo non
è più disponibile.

E qui arriviamo al punto in cui oltre le proprie capacità si perde
l'"alternativa".
Trovo assurdo che si vada a raccogliere frutta e verdura per paghe
irrisorie, quando a farlo per se e non per un padrone, si ricaverebbe
molto di più dal proprio duro lavoro ed i terreni abbandonati poi non
mancano di certo; non penso che sia l'idiozia la prima causa a rendere
schiave le persone, quanto il fatto che nella loro testa, per quello
che fanno, non esistono alternative. Non delegare ad altri il
soddasficimento delle proprie necessità ti rende libero dal dover
accettare la schiavitù (che poi serve solo per avere quella misera
quantità di euri per procurarti quello che hai dovuto trascurare,
proprio perchè dovevi lavorare); se una generazione intera di precari
sottopagati capisse che potrebbe vivere altrettanto bene (magari senza
aifon, ma con un furbofono che costa un decimo e fa le stesse cose),
lavorando molto meno e riprendendosi in mano la propria vita, senza
schiavi son convinto che non esisterebbero nemmeno più i padroni...
Ma se hai delegato ogni aspetto che ti tiene in vita al "sistema" e
hai quindi perso tutte le possibilita di poterne fare a meno, mai
cercherai di combatterlo (perchè esserne poi eventualmente escluso,
comporta il non poter provvedere più a qualsiasi propria necessita) e
accetterai, per forza e passivo, qualsiasi cosa, proprio perchè non
avrai più alcuna alternativa.

Sui premi, butto li due candidature, più per far capire meglio cosa mi
passava per la testa quando ho proposto l'iniziativa, che per
spingerne la realizzazione di cui non sono poi così effettivamente
convinto.

Per il premio Neo, l'autrice di questo libro:
http://www.marcovalerio.it/titolo/9788875473471/
forse non saprà cosa vuol dire software libero (è un tema che non
abbiamo affrontato in dettaglio quell'unica volta in cui l'ho
conosciuta), ma son sicuro che pochissimi sanno cosa stia dietro ai
materiali dei nostri computer quanto lei, e magari può essere per il
mal d'africa e non per aver scritto un driver del kernel di linux che
si riesce a capire il lato oscuro della tecnologia.

Per il premio MacGyver (che poi potrebbe essere il classico coltellino
svizzero con cui questo eroe sapeva smontare e ricostruire l'universo
intero) ho trovato proprio stamattina questo articolo:
http://genova.repubblica.it/cronaca/2015/09/20/news/ventimiglia_foglio_di_via_per_chi_aiuta_i_migranti-123270051/
dove il protagonista paga pegno per aver trovato una dimensione
"rivoluzionaria" di una tecnologia piuttosto semplice come pannello
solare e caricabatteria mentre talvolta i "rivoluzionari" che
rifiutano in toto la tecnologia (e poi magari le usano di nascosto,
magari proprio le meno etiche, perchè non ne possono fare a meno) si
precludono parecchie possibilità.

Come sempre poco sintetico, ma quando si toccano argomenti per me di
primaria importanza, non riesco a trattenermi,

  stefano


PS non è poi tanto estraneo il concetto di genere nel ragionamento,
perchè se i settori con approccio più diretto alla tecnologia sono a
frequentazione quasi totalmente maschile e la montagna abbandonata lo
è stata a partire dalla componente femminile che l'abitava; un po' di
domande assolutamente pertinenti restano sempre in attesa di risposta
(ed ho poi il dubbio che la violenza di genere sia solo l'aspetto più
becero di una condizione in cui se non sono le donne ad essercisi
trovate, per lo meno quando avevano l'opportunita di uscirne, in
larghissima maggioranza, non l'hanno colta).



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